17.5.08

Sabato 17 a Neoneli, Domenica 18 a Sorgono

Neoneli (OR) Sabato 17 maggio Per le mute vie di Neoneli in località S'Angelu alle 18:00. Presentano Anna Maria Capraro e Luigi Demelas con la partecipazione dell'autore.





Sorgono (NU) Domenica 18 maggio Per le mute vie di Sorgono, nella sala adiacente alla biblioteca comunale. Presentano Luigi Serra e Luigi Demelas con la partecipazione dell'autore e letture di Anna Murgia. La presentazione avverrà col patrocinio del Comune di Sorgono.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Eli ..Tutto bene ??
un bacio Isy..

Anonimo ha detto...

Con amarezza e rabbia dal canto del poeta affiora il ricordo doloroso di
… unu balente
chi su disterru at dèvidu abbratzare
lassende custa patria dolente.
E in una ottava è rappresentato, con espressioni lessicali efficaci ed evocative di sensazioni struggenti, un mondo che appartiene al passato, “un miscuglio confuso e ibrido che radica i piedi nell‘antico e fiuta il nuovo in arrivo“, che lascia segni indelebili nell’animo e nella memoria; è scomparso il balente di un tempo, rivive il faro brillante al duro penare: il giovane Antoni, theraccu onu, il mandriano, che sopporta con coraggio la durezza della fatica e assapora le gioie della vita, sconvolta e travagliata dalla tragicità degli eventi.
Irrompe il narratore con l’inserimento di una semplice riflessione, che commenta la cronaca del malessere latente con sofferta ponderatezza sociologica: si ruba e si sequestra per fame e per avidità; ed accenna alla notazione introspettiva dei giorni di angoscia dell‘ostaggio; sono rapidi passaggi, appena sfumati, quasi con casualità sfuggente: è abilità, tecnica raffinata, che deriva da cultura, perizia e maestria, evoluzione di un percorso di esperienza elaborativa.
E’ voce ispirata e colta, alimentata dall‘istruzione istituzionale e fortemente consolidata da esperienze esistenziali e dolorose, cui nella vita nessuno può sottrarsi -
“nemo podede narrere: de custa abba non ne buffo“.

E’improbo proporre con ordine e completezza le tematiche, le figure, vicende e paesaggi, un piccolo universo, che prende vitalità e si anima in modo quasi naturale, si sviluppa e si amplifica con progressività spontanea, intrecciandosi in prospettive ampie, avvolte nella leggenda e trasfigurate in un lirismo senza tempo.
Appaiono alla vista i monti e la campagna: Monte Santu, Prunu, Monte Olisetzo, i ciclopi rocciosi di Crastigheddu, Carragu e Carragheddu, Canales, i ruscelli di Su ‘Au e di Lacos, S’Arenatzu, la sughereta di Curadore (a disporre l‘ordine dei luoghi ci pensi lo scrittore);
all’alba inizia la dura fatica di governare le mandrie, che si protrae fino all’ora in cui si varca la soglia del pinnetu di pietre e fronde: al centro è acceso il fuoco da cui si leva il fumo che fa piangere, il pastore sostiene lo spiedo di corbezzolo con il lardo sfrigolante sul capretto e offre del vino ai compagni.
Anche il villaggio si anima di personaggi semplici e di quotidiane attività; attraversano lo stradone vignaioli e ortolani a cavallo d’asino; seduti su mureddas, anziani scambiano chiacchiere di sogni e speranze del tempo in cui il sole illuminava l‘infanzia e la prima giovinezza ; squadre ragazzi si disperdono per i vicoli, abbandonandosi a giochi e scorribande, al seguito del “lazzaretto” Tonino.
Lo scorrere del tempo è segnato dalle festività che accomunano le famiglie ; la festa dell ‘Angelo è la più importante : sfilano i confratelli, i tre arcangeli portati a spalla e seguiti dal prete salmodiante e dalla lunga teoria di devoti, si diffondono il canto dei coristi e i toni lamentosi dei goccios.

Improvviso e inaspettato il dramma, che sconvolge la vicenda quotidiana : il furto del bestiame, cronaca di un tempo ormai trascorso , riproposta e analizzata con acuta osservazione e puntuale annotazione nei diversi aspetti sociale, economico , psicologico, che provocano conseguenze e determinazioni fatali. Sentimenti di sconforto , di ansia , di angoscia, di disperazione, di odio, di vendetta ; necessità di ricominciare una nuova vita lontano dal paese natio : il dramma dell’emigrazione, nuove sofferenze e lacrime di pena. Tristi in Belgio , affumicati , silicotici.
Sempre con la nostalgia del tetto di casa. L’ uomo veramente sta bene solo a casa sua.

In Belgio , 1964 , Marcinelle : odori di zolfo, budelli tristi e buiosi, puzzo di sudore e di fatica, sogni lontani ; urla di disperati dilaniati dall ‘esplosione o neri per il grisou.
Il dramma individuale confluisce nella tragedia collettiva di intere generazioni , che hanno dovuto abbandonare gli affetti , la famiglia , la casa , il paese , tutto quanto faceva parte della loro vita per muovere in cerca del pane, di un guadagno , di una speranza , per la famiglia , per i figli , per la prospettiva di un avvenire , per il miraggio di un riscatto, per tanti finito in una tragedia , che non deve essere dimenticata , che deve servire da monito e ammaestramento per lenire dolorose ferite ancora sanguinanti.
(Adolescente, ho assistito al mesto corteo di sei emigrati riportati al paese senza vita ; il ricordo incancellabile è rinnovato con animo commosso dalla memoria del narratore.)

Dagli appunti trascritti dall’adolescente Emilio sui quattro quaderni neri, si affianca alla figura centrale di Antoni l’amico Jean Marjan, dalla vita avventurosa e drammatica, che richiama un personaggio del capolavoro di Hugo; personaggio tragico , di straordinaria profondità umana, che si svela nei sentimenti dell’ affetto e dell’ amicizia, della lealtà, dell’ attaccamento alla terra natia ; raccoglie in ultimo l’eredità affettiva dell’amico , con la missiva – testamento, messaggio di infinito amore e di esemplare umanità.





Volutamente sono tralasciati più espliciti richiami, non è lecito con anticipazioni intrusive privare il lettore di emozioni intense, che si snodano come un rosario attraverso ogni pagina del racconto, sempre sviluppato con l’’ esperta sequenza narrativa di chi ha interiorizzato un mondo culturale e affettivo di umanità, sensibilità, saggezza, sentimenti di rilevanza non episodica, rappresentati in una dimensione assurta a documento di storia.
Straordinarie le figure femminili; primeggia la fanciulla amata da Antoni, pur essa donna tragica e dolente;anche i momenti di felicità e di passione, abissali, sono fuggevoli, mentre la sofferenza dolente del quotidiano è condizione continua e costante di vita.
Le vicende quotidiane sono cronaca episodica di una vicenda eterna dell’ uomo che ama, lotta, soffre, e in un attimo conclude la breve esistenza su questa terra; nella quale si susseguono momenti, vicende, sentimenti, semplici e grandiosi, speranze e attese dell’umanità, che vive attimi fugaci, e più costantemente è travolta dalla sofferenza.
Emblematica la figura del protagonista Antoni, faro luminoso, che Emilio sceglie come amico e maestro di vita, riferimento e modello, per esperienze ormai appartenenti al passato, se pur recente, da che il tempo è volato con rapidità fulminea; ed è per questo che la testimonianza di Eliano-Emilio diviene “ documento storico “, dell’anima, dell’umanità, dei sentimenti, che sempre albergano nel cuore umano, patrimonio di un passato trascorso che non scompare, perché i segni sono trascritti con inchiostro indelebile sui quattro quaderni dalle copertine nere.
In essi rimane definitivamente impressa la coscienza del mistero : “ solo all’apparenza c’è chi vince e c’è chi perde, all’apparenza, perché perdono tutti, chi prima, chi poi, come in questa giornata che ormai se ne va. Nel tardo autunno il buio s’ avventa dai monti bianchi da dove domani irromperà la luce, e nessuno saprà chi tra i due, buio e luce, vince davvero”.

… domani irromperà la luce
si Deus cheret.


Chiedo venia se non ho saputo riproporre tanti pensieri e riflessioni che il racconto evoca.